Conviene diventare uno sviluppatore freelance oggi in Italia? Vediamo insieme se conviene davvero o se è meglio “rinunciare” alla propria libertà per entrare in un contesto aziendale e dunque vivere “felicemente del proprio stipendio mensile”.   ARTICOLO NON AGGIORNATO CON LE NORMATIVE ATTUALI IN TEMA DI LIBERA PROFESSIONE.

Profilo sviluppatore freelance in Italia oggi: chi è e dove lo si trova e quanto guadagna

Sentiamo spesso dire da amici, parenti e colleghi, “ok ora basta mi metto in proprio, apro una partita IVA e inizio a fare lo sviluppatore freelance“.

Ok, a questo punto, ci viene da pensare. Quanto andranno a guadagnare? Faranno la scelta giusta in rapporto a chi vive o vivacchia in piccole, medie o grandi aziende?

Sviluppatore Freelance in Italia cosa fa e chi è?

Di solito chi si mette in proprio ha una lieve marcia in più in ambito IT soltanto perché è anche in grado, oltre che di smanettare codice, di gestire clienti. Non sempre però è così. Lo sviluppatore freelance italiano si divide infatti in due categorie:

  • fenomeni/geni (compresi o incompresi) che vogliono vivere lo “sviluppo web a tutto gas”, a tutto tondo. Odiano i progetti precostituiti, la sveglia alle 8 e i “diagrammi aziendali”.
  • scarsi che pensano di essere fenomeni. Ecco, tra i freelance si annidano anche loro. La voglia di libertà annebbia la mente e chi si crede fenomeno poi risulta un vero e proprio pasticcione all’atto pratico.

Conviene a livello economico?

Nelle grandi città italiane, gli sviluppatori freelance con p.iva regime dei minimi  ex D.L. 98/2011 in vigore dal 2012, Milano e Roma, facilmente portano a casa 30.000 euro lorde l’anno. Il mestiere è richiesto e la voglia di smanettare codice non manca. Qual è allora il vero problema?

Dopo, quando si incassano cifre notevoli, ecco che il gioco si fa più duro.

Nei minimi, significa pagare il 5% IRPEF e il 27,72% INPS, dipende poi se si è liberi professionisti o ditta individuale, chi incassa 30.000 euro, a fronte delle spese, non alte, ad esempio il commercialista, e mettiamoci anche un desk in un coworking, porta a casa, e diciamo nette, circa 1800 euro mensili (dipende poi sempre da tantissime sfaccettature).

Se pensiamo che il RAL di un Senior alle primissime armi nelle aziende italiane è di 30.000 euro potrebbe essere un’opzione sensata fare lo sviluppatore freelance almeno all’inizio.

Il problema è che il benefit fiscale dei minimi dura 5 o anni o per proroga fino ai 35 anni di età, dopodiché “il bel gioco finisce” e si passa al regime ordinario, se si esce fuori dai 30.000, o al regime forfettario se si sta comunque sempre nei 65.000, con la differenza che qui, l’IRPEF è più alta e si arriva al 15% ( in caso di forfettario).

(Aggiornamento. I “minimi” come sopra descritti in relazione all’ultima finanziaria del 2019, non esistono più. Lo stesso regime fiscale così come descritto è applicabile alle così dette Start up innovative forfettarie che mantengono l’aliquota dell’IRPEF al 5%. Per poter rientrare in questo particolare regime ci vogliono comunque dei requisiti specifici, rimandiamo a questa guida molto utile sull’argomento. Chi comincia oggi come sviluppatore freelance rientra nel regime così detto forfettario con un massimale di fatturato che è di 65000€)

Voi direte, ma io sono bravissimo come sviluppatore freelance, vado addirittura oltre i 65.000 euro perché ho un sacco di clienti. Ok perfetto, “un sacco di clienti = un sacco di tasse in più con il regime P.IVA ordinario”. Con quest’ultimo regime si entra di diritto nel girone infernale degli scaglioni IRPEF, con un INPS sempre alta, al 27,72%.

Sviluppatore Freelance Caso Pratico Partita IVA Ordinaria

A questo punto, facciamo un caso pratico di uno sviluppatore freelance che incassa 50.000 euro all’anno (Considerate che se scegliete una partita IVA ordinaria dovete cercare per ovvie ragioni di guadagnare più di 65000 euro l’anno, altrimenti vi conviene il regime forfettario) e che ha 4000 euro di spese tra ufficio e commercialista.

50000 – 4000 = 46000 euro di imponibile.

Considerando l’aliquota fissa INPS (+ eccedenza) e i suddetti scaglioni, da calcolare al netto una volta sottratta l’aliquota IRPEF

a) fino a 15.000 euro, 23 per cento;

b) oltre 15.000 euro e fino a 28.000 euro, 27 per cento (quindi 3.450 euro più il 27% calcolato sulla parte eccedente i 15.000 euro);

c) oltre 28.000 euro e fino a 55.000 euro, 38 per cento (quindi 6.960 euro più il 38% calcolato sulla parte eccedente i 28.000 euro). Nel caso di 46.000 – 28.000 = 18.000, dunque il 38% di 18.000.

=

3450 + 3780 + 6840 + INPS (3000 euro oppure il 27,72%) = 17070 euro

su una base imponibile di 46.000 euro – 17070 euro = 28930 euro netti

Attenzione perché l’importo appena citato verrà sensibilmente ridotto da queste ulteriori spese che non abbiamo considerato per semplificare il tutto: eccedenza INPS, IRAP (3,9%), eventuale INAIL, ecc, per un tot, di almeno 3500/4000 euro.

Conviene fare lo sviluppatore freelance?

Conviene fare lo sviluppatore freelance se tutti i clienti pagano puntualmente e se lo sviluppatore ha pochi costi fissi, e se oltremodo a nostro avviso lo sviluppatore freelance sta sviluppando parallelamente al suo lavoro di artigiano per conto terzi una struttura imprenditoriale che concepisce l’idea di un prodotto e servizio capace di irrobustire la sua attività che lo vede quotidianamente impegnato con le consulenze: un portale, una web app, un servizio peer to peer, un Saas, un’affiliazione ecc.

Perché diciamo questo? Perché avere a che fare con i clienti e nel contempo sviluppare è difficile. Ve lo possiamo garantire noi che abbiamo soltanto ora un team super definito, all’inizio questo è stato un ostacolo difficile da superare. Lo sviluppatore per attitudine è più un tecnico e a sua volta necessita di un commerciale di supporto: due ruoli diametralmente opposti.

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