A questo punto nemmeno noi sappiamo se si trattano di paradossi o provocazioni, sta di fatto che va in onda un altro capitolo della saga del “Chi cerca uno sviluppatore web in Italia non lo trova”, non ultimo a questo punto, l’episodio balzato alle cronache qualche settimana fa di una start up padovana che offriva addirittura 1000 euro a chi era così audace da segnalargli uno sviluppatore PHP capace ed affidabile. La storia in questione si ripete nei dintorni di Biella, colosso tessile che vuole assumere uno sviluppatore e immancabilmente, non lo trova.

Allora, facciamo il punto. Il tema/dibattito qui è uno: mancano competenze agli sviluppatori italiani oppure gli sviluppatori italiani rifiutano diverse posizioni lavorative proprio perché ritengono che sono le aziende a loro volta “incompetenti”? Secondo l’AD dell’azienda biellese, e stiamo parlando di  Vitale Barberis Canonico, 150 milioni di euro di fatturato all’anno, non poco, gli sviluppatori web oggi snobbano la sua azienda perché proveniente da un mercato, quello manifatturiero, forse poco “cool” secondo le pretese di alcuni.

Detto questo, sono però dei dati a parlare molto chiaro, limpidissimo nel magico mondo dell’HR dedicato all’ICT. La cifra di 3.000 euro al mese, che qui in Italia sembra uno stipendio da brividi per uno sviluppatore, a livello entry level, già nel Regno Unito, quindi a pochi chilometri da qui è  la norma, per non parlare dello stipendio di uno sviluppatore Senrio che può raggiungere RAL da 50.000 sterline l’anno senza “tutto sto clamore”!

Inoltre un’altra questione che le aziende italiane devono capire fino in fondo per essere competitive a certi livelli è che questi “ragazzi” che si occupano di sviluppo web amano sognare, e sognano di “smanettare” in aziende che stanno scrivendo la storia del digitale in questi anni, e che questa passione, questo sogno, domani o al massimo dopodomani se hanno le giuste skills si avvera, senza necessarie raccomandazioni o pacche sulle spalle… per capirci.

Non crediamo assolutamente che in Italia non esistano sviluppatori preparati, crediamo invece che gli sviluppatori italiani hanno capito che se vogliono dare un contributo all’innovazione possono serenamente scegliere oggi dove farlo, in Italia come altrove. Saranno le tariffe aeree low coast, sarà l’intraprendenza di alcuni modi di pensare tipici di alcune professioni, sarà la globalizzazione ma al di là di tutto è un fenomeno che i grandi colossi italiani devono iniziare a dover accettare e comprendere: stiamo parlando del rifiuto di accettare una posizione lavorativa anche se ben pagata.